“We do God”. Cameron si fa leader di un contrattacco cristiano “Ma chi crede di essere, l’arcivescovo di Canterbury?”. Così ha reagito un lettore del Times ieri quando ha letto che il premier, David Cameron, aveva appena fatto circolare un “messaggio pasquale” – un inedito assoluto. Negli ultimi tre secoli a Downing Street è sempre andato un anglicano (o nel caso della Thatcher, metodista) più o meno praticante, ma è la prima volta che un primo ministro si identifica così con la propria fede. Alastair Campbell, attento spin doctor di Tony Blair, aveva cercato di ridurre il potenziale effetto (negativo) della forte fede del capo con la laconica e famosa dichiarazione: “We don’t do God”. William Ward 05 APR 2012
Murdoch fa sorgere un nuovo Sun per dimenticare le disgrazie dell’impero Il 2012 si prospetta come un anno di grandi appuntamenti in Gran Bretagna: oltre al Giubileo di diamante per i sessant’anni di regno di Elisabetta II e alle Olimpiadi della prossima estate, a fare notizia è l’uscita della versione domenicale del Sun, il quotidiano lanciato da Rupert Murdoch 43 anni fa. Dimenticato, grazie a una attenta strategia mediatica e a bravi avvocati, lo scandalo del News of the World, l’attesa per il debutto nelle edicole cresce di giorno in giorno. Leggi l'editoriale La domenica splende il Sun William Ward 27 FEB 2012
Il caso Capello e la giustizia inglese che si lascia scappare l’islamista Non capita spesso nel Regno Unito che un italiano, parlando in italiano, venga citato come prima notizia nei tele/radiogiornali. Ma qui c’entrano il calcio e la giustizia e il razzismo, così le critiche alla Football Association di Fabio Capello – dimessosi ieri sera dalla panchina della nazionale inglese proprio per questa storia – sono diventate a lungo notizia del giorno. Il motivo: John Terry, capitano geniale e talentuoso della Nazionale, è stato sollevato dall’incarico per sospetta “offesa razzista”. William Ward 09 FEB 2012
Sesso, politica e media Ci risiamo, un altro scandalo a sfondo sessuale si abbatte sul palazzo di Westminster. George Osborne, il quarantenne cancelliere dello Scacchiere dalla faccia da schiaffi, amico intimo e collega leale del premier David Cameron, viene additato per presunte inconfessabili attività da “sesso, droga e rock’n’roll”. Come ha osservato Matthew D’Ancona, successore del sindaco londinese Boris Johnson alla direzione dello storico settimanale di destra Spectator, “in un momento politico critico, con la crisi economica dell’Eurozona, nei corridoi di Westminster tutti parlavano soltanto del ritorno di ‘madam’ Natalie Rowe e delle sue denunce colorite a proposito delle (presunte) esuberanze giovanili di George Osborne”. William Ward 20 SET 2011
La riforma accidentata L’intuizione di Cameron sulle “free schools” lascia gli inglesi un po’ freddini Con l’inizio dell’anno scolastico si è aperto un nuovo fronte nelle guerre culturali dell’istruzione pubblica nel Regno Unito: le “free schools”, un progetto pensato e voluto dai conservatori ma contestato dall’establishment statalista e di sinistra. Alla ricerca di nuove politiche liberal-conservatrici nell’ambito della Big Society, il premier, David Cameron, e l’amico e collega Michael Gove, ministro dell’Istruzione, avevano scoperto in Svezia un nuovo modo di concepire l’istruzione elementare: scuole fondate e gestite da gruppi sociali diversi, indipendenti dalla burocrazia statale. William Ward 07 SET 2011
Quei teppistelli sul tamigi Ormai hanno fatto il giro del mondo, le immagini più simboliche dei disordini sociali londinesi che nemmeno la Bbc si degna più di chiamare proteste. Nei paesi arabi e asiatici, dove circola ancora forte l’irritazione per le critiche britanniche ai loro variegati riti di prevaricazione politica, quelle indecorose immagini londinesi vengono invece presentate come una specie di “estate britannica”, in tandem con la già nota “primavera araba”. William Ward 13 AGO 2011
Più che il puritano Watson, potè la rossa chioma Se si esclude il breve interludio della torta lanciata in faccia a Rupert Murdoch, le sedute delle due commissioni parlamentari sullo scandalo del News of the World si sono svolte con una calma e una misura da teatro britannico. Come nella migliore tradizione teatrale londinese, tutti hanno recitato la loro parte con aria compita, a tratti distaccata, quasi fossero contabili intenti a contemplare le possibili opzioni per la festa natalizia aziendale. William Ward 20 LUG 2011
Gli inglesi sono già stanchi di sentirsi raccontare le malefatte dei tabloid La stampa anglofona, all’estero, è celebrata con un misto di ammirazione, invidia e timore, che induce a trattare come oro ciò che esce dalle rigorosissime penne dell’Economist e del Financial Times – soprattutto, caratteristica italiana, se si tratta di attacchi contro il governo del proprio paese. Gli inglesi, invece, si guardano bene dal nobilitare la propria tradizione giornalistica: quella degli “hacks” (gli scribacchini) è la categoria professionale meno amata dal pubblico britannico. William Ward 19 LUG 2011
E se Murdoch decidesse di attuare la “nuclear option”? Dopo che i principali figuranti del clan Murdoch si sono arresi al furore del popolo, gli esperti iniziano a tracciare i possibili futuri scenari per il sistema mediatico britannico. Si fanno sempre più insistenti le voci che prevedono che il vecchio magnate Rupert Murdoch decida di disfarsi di parti rilevanti del suo impero, che vale il 40 per cento del panorama nazionale. Malgrado le smentite al “suo” Wall Street Journal ieri – “non ho la minima intenzione di vendere le mie testate inglesi” – molti analisti mediatici continuano a valutare l’ipotesi. Leggi Perché Murdoch ha scelto Mockridge di Daniele Raineri William Ward 18 LUG 2011
La Francia vuole togliere un po' di libertà a Internet, ma l'idea non piace a tutti Non pago dell’attenzione da tutto il mondo politico in occasione della presidenza francese del G8 – giovedì ci sarà l’atteso vertice a Deauville – il presidente Nicolas Sarkozy ha voluto inventare una specie di preambolo internettiano, nella forma di un enorme e prestigioso meeting di due giorni per i principali protagonisti dal mondo dei nuovi media. A Sarkozy non basta più la formula Davos – il World economic forum – dove grandi esponenti di diversi settori discutono da pari grado con i politici di massimo livello. William Ward 24 MAG 2011